La III domenica del Tempo ordinario (che nel 2021 cadrà il 24 gennaio) la Chiesa celebra la Domenica della Parola di Dio. Questa particolare celebrazione è stata istituita da Papa Francesco con la Lettera apostolica in forma di “Motu proprio” Aperuit illis (AP) del 30 settembre 2019. L’Ufficio liturgico diocesano offre alcuni suggerimenti per celebrare al meglio l’Eucaristia e i Vespri in questa particolare domenica.
La Parola unisce le confessioni cristiane
Come ricorda lo stesso Papa Francesco al n. 3 di AP, infatti, «Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani». La Domenica della Parola di Dio, infatti, si pone proprio a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «Celebrare la Domenica della Parola di Dio – prosegue Francesco – esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida».
Nella Parola Dio parla al suo popolo
Come ricorda la recente Nota della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per mezzo delle letture bibliche proclamate nella liturgia, Dio parla al suo popolo e Cristo stesso annunzia il suo Vangelo; Cristo è il centro e la pienezza di tutta la Scrittura, l’Antico e il Nuovo Testamento. La Nota ricorda come sia opportuno risvegliare la «consapevolezza dell’importanza della Sacra Scrittura per la nostra vita di credenti, a partire dal suo risuonare nella liturgia che ci pone in dialogo vivo e permanente con Dio.»
La cura dell’omelia, dal carattere «quasi sacramentale»
La stessa Nota offre una serie di attenzioni, recepite nel sussidio realizzato dall’Ufficio liturgico diocesano, per celebrare al meglio la Domenica della Parola. In particolare, è opportuno soffermarsi sull’omelia. Citando Evangelii Gaudium (EG), Papa Francesco in AP ricorda come l’omelia «riveste una funzione del tutto peculiare, perché possiede «un carattere quasi sacramentale» (EG 142). Far entrare in profondità nella Parola di Dio, con un linguaggio semplice e adatto a chi ascolta, permette al sacerdote di far scoprire anche la «bellezza delle immagini che il Signore utilizzava per stimolare la pratica del bene». Questa è un’opportunità pastorale da non perdere! ».
Emblematica, a questo proposito, l’esortazione di Papa Francesco al n. 144 di EG: «Parlare con il cuore implica mantenerlo non solo ardente, ma illuminato dall’integrità della Rivelazione e dal cammino che la Parola di Dio ha percorso nel cuore della Chiesa e del nostro popolo fedele lungo il corso della storia. L’identità cristiana, che è quell’abbraccio battesimale che ci ha dato da piccoli il Padre, ci fa anelare, come figli prodighi – e prediletti in Maria –, all’altro abbraccio, quello del Padre misericordioso che ci attende nella gloria. Far sì che il nostro popolo si senta come in mezzo tra questi due abbracci, è il compito difficile ma bello di chi predica il Vangelo».