Il tempo che stiamo vivendo è segnato, tra l’altro, anche dalla siccità e dalla carenza di acqua, necessaria – com’è noto – per le coltivazioni, oltre che per la vita dell’uomo.
Elemento essenziale del cosmo, l’acqua è bevanda nutriente e refrigerio l’uomo, gli animali e le piante e senza di essa la terra sarebbe un deserto.
Nella simbologia biblica l’acqua, unita allo Spirito, è il grembo fecondo della creazione, è la pioggia purificatrice e la rugiada celeste, è la figura profetica della vita nuova in Cristo (cf. Gen 1,2; Gn 7,10; Gv 3,5; Gv 4,13).
Accanto al doveroso impegno di custodire l’acqua evitando ogni spreco, è estremamente significativo chiedere a Dio il dono della pioggia riconoscendo in lui la sorgente di ogni bene, Colui che davvero può intervenire e risollevarci nella nostra debolezza. In questo modo, come nella fase più acuta della pandemia, o davanti al terrore della guerra, i cristiani confessano davanti al Padre di essere bisognosi del suo amore provvidente.
L’orazione “per chiedere la pioggia” nel Messale Romano
Il Messale Romano, nella sezione Messe per varie necessità (Per la società civile, p. 901), offre un’orazione colletta “per chiedere la pioggia”.
O Dio, in te viviamo, ci muoviamo ed esistiamo:
donaci la pioggia di cui abbiamo bisogno,
perché aiutati dai beni
che sostengono la vita presente,
tendiamo con maggiore fiducia a quelli eterni.
A questo proposito, si ricorda che secondo determinate esigenze pastorali questa tipologia di formulari può essere utilizzata in qualsiasi giorno (eccetto le solennità e le domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua, i giorni fra l’ottava di pasqua, la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Mercoledì del Ceneri e le ferie della Settimana Santa, cf. Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 374).
L’orazione “per chiedere la pioggia” è tratta dall’antico Sacramentario Veronese, una delle fonti antiche della liturgia romana. La preghiera muove dal riconoscimento di Dio quale fonte dell’esistenza dell’uomo (a questo scopo il testo recupera il discorso di Paolo all’Areopago di Atene, cf. At 17,28) e, in modo molto diretto, chiede il dono della pioggia così che la fiducia riacquistata, grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli, aiuti i fedeli a tendere verso beni i eterni.
Quando si usa questa orazione colletta per le letture si ricorre al Lezionario feriale (cf. Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 370) oppure si possono scegliere tra quelle suggerite nel Lezionario per le Messe «ad diversa» e votive (Per qualunque necessità, pp. 603-622).
La preghiera di San Paolo VI per la siccità
Al termine della celebrazione eucaristica, o in alcuni incontri appositi, si può utilizzare la preghiera di Paolo VI recitata la prima volta all’Angelus del 4 luglio 1976, anche allora tempo di siccità:
Dio, nostro Padre, Signore del cielo e della terra (Mat. 11, 25),
tu sei per noi esistenza, energia e vita (At. 17, 28).
Tu hai creato l’uomo a tua immagine (Gen. 1. 27-28)
perché con il suo lavoro faccia fruttificare
le ricchezze della terra
collaborando così alla tua creazione.
Siamo consapevoli della nostra miseria e debolezza:
nulla possiamo senza di te (Cfr. Gv. 15).
Tu, Padre buono, che su tutti fai brillare il tuo sole (Mat. 5, 45)
e cadere la pioggia,
abbi compassione di quanti soffrono duramente
per la siccità che ci ha colpito in questi giorni.
Ascolta con bontà le preghiere a te rivolte
fiduciosamente dalla tua Chiesa (Luc. 4, 25),
come esaudisti le suppliche del profeta Elia (1 Re 17, 1),
che intercedeva in favore del tuo popolo (Giac. 5, 17-18).
Fa’ scendere dal cielo sopra la terra arida
la pioggia sospirata,perché rinascano i frutti (Ibid. 5, 18)
e siano salvi uomini e animali (Sal. 35, 7).
Che la pioggia sia per noi il segno
della tua grazia e benedizione:
così, riconfortati dalla tua misericordia (Cfr. Is. 55, 10-11),
ti renderemo grazie per ogni dono della terra e del cielo,
con cui il tuo Spirito soddisfa la nostra sete (Gv. 7, 38-39).
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, che ci ha rivelato il tuo amore,
sorgente d’acqua viva zampillante per la vita eterna (Ibid. 4, 14) .Amen”.