In arrivo in ogni parrocchia la pubblicazione che la Commissione Liturgica Diocesana pubblica ora in forma aggiornata. Un prolungato lavoro di ricerca ha condotto al recupero di alcuni testi e gesti essenziali o peculiari della tradizione rituale locale…
Facendo tesoro di quell’esperienza, e su sollecitazione dei molti fedeli e presbiteri che un anno fa hanno apprezzato la proposta di una nuova edizione per l’antica novena friulana di Natale (il Missus), la Commissione Liturgica Diocesana pubblica ora in forma aggiornata la Grande benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania del Signore secondo la tradizione aquileiese. Un prolungato lavoro di ricerca ha condotto al recupero di alcuni testi e gesti essenziali o peculiari della tradizione rituale locale, che celebrava in questo rito il mistero del Battesimo di Cristo nelle acque del Giordano, elementi che sono stati inseriti nella struttura di un’agile celebrazione della Parola di Dio. Dopo le letture, l’omelia e le litanie dei santi, il celebrante pronuncia la grande preghiera di benedizione, che recupera in gran parte l’orazione attribuita al patriarca di Gerusalemme san Sofronio (VII secolo); dopo l’eventuale benedizione del sale, segue l’immersione della croce nell’acqua, analogo alla consuetudine bizantina e testimoniato da tutte le fonti locali, che lo circondano di una certa solennità. Dopo l’aspersione, l’orazione conclusiva e la benedizione sul popolo, il rito può terminare con il canto del Magnificat o con l’inno di ringraziamento Te Deum laudamus.
Il sussidio, che presenta il rito di benedizione sia in lingua italiana che in lingua friulana, è corredato da alcuni brani musicali propri del rito (canto d’ingresso, salmo responsoriale, antifone per l’aspersione, antifona al Magnificat). Inoltre, poiché in numerose comunità cristiane vige, per ragioni di opportunità pastorale, la consuetudine di includere la benedizione dell’acqua nella celebrazione eucaristica solenne nel giorno dell’Epifania del Signore, il sussidio prevede alcune indicazioni rituali anche per tale eventualità. Tuttavia è evidente come il carattere teologico, ecclesiale ed eminentemente liturgico del benedire – azione che suscita tuttora l’adesione da parte dei fedeli – venga più opportunamente messo in risalto nell’ambito di una specifica celebrazione della Parola di Dio, forma rituale che, associata alla catechesi, giova a salvaguardare la purezza della fede cristiana da ogni possibile deriva superstiziosa.
Si auspica dunque che questo strumento aiuti le comunità cristiane a celebrare l’Epifania con la massima solennità, come le Chiese hanno cercato di fare sin dai tempi antichi, e non – come sovente accade – come stanco e debole strascico delle feste natalizie. La benedizione dell’acqua, dono prezioso che riceviamo dalla nostra tradizione ecclesiale aquileiese, ci aiuta – come sottolinea l’introduzione al sussidio – a comprendere pienamente il senso e la portata del mistero dell’Incarnazione: «L’amore del Signore si è manifestato. L’uomo non è più solo, ma è chiamato a una vocazione mirabile: “Cristo è rivestito di luce, allo stesso modo anche noi rivestiamoci di luce; Cristo è battezzato, scendiamo anche noi per poter salire insieme con lui” (Gregorio Nazianzeno)».