Sussidio per celebrare la Fede

Cantare la fede significa dare alla verità e alla solidità dei contenuti della fede rivelata e custodita dalla Chiesa lo stile proprio del linguaggio rituale che, prima di affermare, celebra e celebrando riconosce la grandezza di Dio rispetto ad ogni affermazione umana. É questa convinzione che soggiace al pratico sussidio curato dalla Commissione Liturgica Diocesana “Celebrare la professione di fede. Sussidio per cantare la fede nella liturgia”.

Che la fede debba essere detta, cantata, espressa con il corpo, vissuta nella singolare mediazione del rito nel nostro tempo potrebbe apparire come un assurdo. Nulla sembra esserci di più interiore e nascosto dell’atto di fede. tuttavia, già l’apostolo Paolo assicura che «con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza» (Rm 10,10). Cuore e bocca concorrono a far sì che la fede possa essere riconosciuta nell’atto del dirla. Nel canto essa si eleva rispetto al livello semplice del parlato per configurarsi come parola poetica, necessaria per affermare il mistero indicibile di Dio. Cantare la fede significa dare alla verità e alla solidità dei contenuti della fede rivelata e custodita dalla Chiesa lo stile proprio del linguaggio rituale che, prima di affermare, celebra e celebrando riconosce la grandezza di Dio rispetto ad ogni affermazione umana. É questa convinzione che soggiace al pratico sussidio curato dalla Commissione Liturgica Diocesana “Celebrare la professione di fede. Sussidio per cantare la fede nella liturgia”. Dopo un’introduzione teologica e celebrativa di don Loris Della Pietra vengono proposte alcune modalità per il canto della professione di fede nella liturgia: il Credo III della tradizione gregoriana, il Credo di Aquilee in friulano con una melodia della tradizione patriarchia, il Simbolo apostolico in due intonazione musicali distinte e due proposte per la forma responsoriale.
L’auspicio è che le nostre assemblee liturgiche reimparino a ridare slancio ad un segmento rituale spesso trattato con fretta e superficialità curando, eventualmente, una maggiore attenzione ai tempi dell’intera celebrazione in modo che non si creino sproporzioni dannose all’economia del rito.
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