In cattedrale a Udine saranno presieduti dall’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, alle ore 17 del giorno di Pasqua. Qui un approfondimento e alcune utili indicazioni.
Conviene che i Vespri della domenica di Risurrezione siano celebrati nel modo più solenne, per festeggiare il tramonto di un giorno così sacro e per commemorare le apparizioni nelle quali il Signore si mostrò ai suoi discepoli. Là dove è ancora in vigore, si conservi con la massima diligenza la tradizione particolare di celebrare, nel giorno di Pasqua, i Vespri battesimali, durante i quali mentre si cantano i salmi, si fa la processione al fonte.
(Principi e norme per la Liturgia delle ore, n. 213)
Fin dal secolo VII è consuetudine celebrare i Vespri della domenica di Risurrezione con una spiccata intonazione battesimale. Già le fonti antiche della liturgia romana riportano i testi di preghiera e la struttura celebrativa. In epoca altomedeivale a Roma nella basilica del Salvatore, la Cattedrale della città, la celebrazione si svolgeva in tre tempi: la prima parte nella basilica lateranense con il canto dei salmi, la processione del Papa con i vescovi, gli altri ministri e i neofiti, e la sosta ad fontem e, infine, la conclusione nell’attiguo oratorio della Santa Croce, il consignatorium, dove i neofiti nella grande Veglia erano stati unti con il crisma. A conferma dell’indole solenne di questa celebrazione è noto il commento scritto da Amalario di Metz (IX secolo) che definisce questo rito «gloriosum officium». Nel secolo IX i Vespri battesimali della sera di Pasqua si diffondono in occidente.
Anche la tradizione aquileiese-cividalese medievale è testimone di questo uso. La celebrazione non iniziava con il Deus in adiutorium, ma con il Kyrie ripetuto nove volte. Secondo il Processionale (CI e CII di Cividale), dopo il Magnificat con la sua antifona e l’orazione, si muoveva la processione verso l’altare della Santa Croce al canto del responsorio Christus resurgens; procedendo verso il fonte si cantava l’antifona Vidi aquam, il versetto Domine apud te est fons vitae, alleluia. Et in lumine tuo vidimus lumen, alleluia e l’orazione. La processione terminava al luogo dove era stato risposto il Santissimo Sacramento, all’epoca ritenuto un’imitazione del sepolcro di Cristo, cantando ancora un’antifona e il salmo 113 In exitu, il versetto e l’orazione. Tutto si concludeva con il Benedicamus Domino, alleluia. A Cividale, poi, si registra la consuetudine del canto polifonico Submersut iacet Pharao, attestata ancora nel XIX secolo, elemento musicale caratteristico che nel testo associava la Pasqua d’Israele e la Pasqua di Cristo.
Anche oggi la normativa liturgica auspica il mantenimento o il ripristino di questa tradizione per concludere solennemente il terzo giorno del Triduo pasquale iniziato con la grande notte della Risurrezione del Signore e della rinascita dei credenti.
Il popolo di Dio, al tramonto del sole, celebra nella gioia l’evento stupendo del suo Signore e altresì rende grazie a Dio per le meraviglie della rinascita in Cristo. La celebrazione dei Vespri battesimali, allora, si struttura come un pellegrinaggio ad fontem dove nella notte santa è avvenuta la rinascita per alcuni fratelli ed è l’occasione per tutti i fedeli per fare grata memoria del proprio Battesimo e riassumerne gioiosamente gli impegni di fede.
La liturgia pasquale si rivela così, ancora una volta, una liturgia dinamica, capace di coinvolgere i corpi e i cuori nella professione della fede nel Signore risorto. Tutto parla: il canto della salmodia, l’annuncio pasquale della Parola proclamata, il bagliore delle luci, il profumo dell’incenso e la visione dell’acqua battesimale. Parlano anche i passi dei fedeli che ritornano gioiosamente al fonte della vita in Cristo. Mentre l’assemblea liturgica procede seguendo il cero pasquale luminoso e la croce gloriosa è già epifania della Gerusalemme celeste, illuminata per sempre dalla luce dell’Agnello (cfr. Ap 21, 23).
Da qualche anno, la celebrazione solenne si tiene anche nella nostra Cattedrale (ore 17), presieduta dall’Arcivescovo, e ha il suo coronamento solenne nella processione al Battistero dove tutti professano la fede ricevuta in dono nel Battesimo.
È opportuno vivere questo momento di genuina fede pasquale anche nelle comunità parrocchiali o almeno in alcune chiese, dove ci sia la possibilità di garantire una celebrazione accurata. A tale proposito, non si trascuri di ornare e illuminare adeguatamente il fonte battesimale.
La struttura celebrativa può essere questa:
Introduzione (Deus, in adiutorium, O Dio, vieni a salvarmi)
Inno (oltre all’inno Alla cena dell’Agnello, riportato nella versione italiana della Liturgia delle ore, si suggerisce O sin risurîts [Glesie Furlane, Hosānna. Cjants e preieris dal popul furlan, 2012, n. 171], che opportunamente si rifà al testo latino Ad cenam Agni providi).
Salmodia con le antifone proprie e le orazioni salmiche riportate in allegato: tali preghiere offrono una rilettura orante in senso cristologico dei salmi e del cantico.
Lettura breve (Eb 10,12-14)
Antifona Questo è il giorno, che sostituisce il responsorio breve.
Cantico della beata Vergine Maria (Magnificat) con l’antifona propria: durante il cantico si svolge la processione al fonte.
Al fonte: professione di fede (Credo di Aquileia o Simbolo apostolico) e aspersione in memoria del Battesimo.
Intercessioni, Preghiera del Signore e Orazione.
Benedizione e congedo pasquale.
Antifona mariana Regina coeli.