Calendario liturgico 2013

Il Calendario Liturgico per l’anno 2013-2014, che ripropone all’attenzione di tutti gli operatori pastorali il testo integrale di Sacrosanctum Concilium, è strumento prezioso per celebrare nel tempo e in comunione con tutta la Chiesa.

Cinquant’anni. Era il 4 dicembre 1963 quando il papa Paolo VI e i padri conciliari promulgavano la costituzione liturgica del Concilio Vaticano II Sacrosanctum Concilium.
Il mezzo secolo trascorso ha visto grandi entusiasmi e qualche tentativo di soffocare lo spirito della più imponente delle riforme liturgiche della storia, abusi sconsiderati e fedeli applicazioni dei libri scaturiti dalla Riforma stessa.
Il documento conciliare ha soprattutto insegnato alla Chiesa che la celebrazione liturgica necessita, in quanto azione umana e divina, della partecipazione attiva e consapevole di tutto il popolo di Dio, articolato nella varietà dei ministeri.
Il mistero di Cristo, creduto e celebrato, così, risplende di luce rinnovata ogni qual volta la Chiesa si raduna in santa assemblea, la distanza temporale viene annullata e l’uomo torna ad abbeverarsi alle sorgenti della grazia: « Ricordando (recolens) in tal modo i misteri della redenzione, essa [la santa Madre Chiesa] apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza» (SC 102).
Nell’anno liturgico la Chiesa non fa semplicemente un ricordo, ma è recolens, ovvero celebra la presenza viva del suo Sposo e Signore. Non, dunque, una carrellata di “ricordi” distesi lungo l’arco dell’anno, ma la presenza viva del Cristo che agisce nella celebrazione liturgica.
 
E’ questa presenza che garantisce la speranza della Chiesa, alimenta il suo ardore e dà vigore al suo cammino nel tempo. Se la Chiesa non osasse sostare nella celebrazione eucaristica domenicale, nella preghiera delle ore, nella celebrazione dei sacramenti e nelle altre azioni liturgiche, ruoterebbe attorno a se stessa, ai suoi entusiasmi o alle sue delusioni. L’anno liturgico è la prima scuola della speranza cristiana perché nel fluire del tempo la Chiesa, di volta in volta, reimpara che Cristo è la sua unica speranza e non altri. Soprattutto nel tempo di Avvento la comunità cristiana raffina la sua invocazione e si apre a Colui che deve venire a dare pienezza di senso e salvezza alla storia dell’umanità: «Amen. Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,20). Nei cinquanta giorni della Pasqua, stupita e commossa, riconosce come Maria di Magdala la sua speranza in Colui che ha vinto la morte e ha inaugurato la vita intramontabile: «Surrexit Christus, spes mea, praecedit suos in Galilaea» (sequenza pasquale). Nel tempo ordinario, irrobustita dalla preziosa testimonianza di Maria, Madre della santa speranza, e dei santi, si pone alla scuola della Parola per testimoniare la sua fede tra le vicende del mondo, mentre ripone in Dio ogni speranza (cfr. 1 Pt 1,21).
Proprio le memorie dei santi della Chiesa universale e della nostra Chiesa contribuiscono a dare visibilità e concretezza alla speranza. E’ per tale motivo che anche la celebrazione feriale domanda di essere compiuta con cura, sia per quanto riguarda la parola omiletica, sia per quanto riguarda la ministerialità e il canto.
 
Il vero  “anno della speranza”, allora, è proprio l’anno liturgico: in esso, infatti, l’assemblea si apre all’infinito di Dio che accetta di “stare” nel frammento del tempo dell’uomo. Dio si fa pellegrino con l’uomo pellegrino fino all’incontro luminoso oltre il tempo.
 
Il Calendario Liturgico per l’anno 2013-2014, che ripropone all’attenzione di tutti gli operatori pastorali il testo integrale di Sacrosanctum Concilium, è strumento prezioso per celebrare nel tempo e in comunione con tutta la Chiesa. Esso asserisce ancora una volta come l’uomo, e l’uomo credente e celebrante, possa “abitare” il tempo senza fagocitarlo, ma cogliendolo come luogo dell’epifania di Dio nel suo Figlio Salvatore.
Il nuovo Calendario Liturgico si può acquistare presso gli uffici della Curia.
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