Giubileo della Misericordia, domenica 13 novembre la solenne chiusura in Cattedrale a Udine

La celebrazione sarà presieduta dall’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, inizierà alle 16 nell’Oratorio della Purità, dove prenderà avvio la processione verso la Cattedrale e la Porta della Misericordia. Cuore e significato della celebrazione: il rendimento di grazie a Dio per i benefici ricevuti e per il cammino compiuto in quest’anno santo.

Domenica 13 novembre, XXXIII del tempo ordinario, anche nella nostra Arcidiocesi verrà chiuso il Giubileo straordinario della Misericordia. Alla conclusione dell’anno liturgico, mentre tutta la Chiesa volge lo sguardo a Cristo, volto della misericordia del Padre e compimento di tutta la storia, eleveremo l’inno di lode a Dio per il cammino compiuto in questo anno santo indetto a sorpresa da papa Francesco per riscoprire con stupore la misericordia del Signore e viverla con ogni uomo.

La celebrazione, presieduta dall’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato, inizierà alle 16 nell’Oratorio della Purità, dove prenderà avvio la processione verso la Cattedrale e la Porta della Misericordia che il 13 dicembre 2015 è stata solennemente aperta (nella foto).

 

La nota dominante di questa solenne convocazione diocesana è il rendimento di grazie a Dio per i benefici ricevuti e per il cammino compiuto in quest’anno santo. Alcuni elementi in modo particolare esprimeranno la specificità di questa celebrazione.

 

L’Eucaristia. Nel giorno del Signore, convocata dall’Arcivescovo, la comunità diocesana rende grazie a Dio che ha concesso un tempo di riconciliazione e di pace nel quale affidarsi alla sua misericordia e, sotto l’azione dello Spirito, camminare in novità di vita.

 

La Porta della Misericordia. Sarà ancora questo elemento simbolico di grande efficacia a segnare l’inizio della celebrazione. Dopo la statio all’Oratorio della Purità e la processione verso la Cattedrale al canto del salmo 118 (v. 20: «È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti»), varcheremo ancora quella soglia per incamminarci verso l’altare dove il Misericordioso si ridonerà a noi come cibo e bevanda. Quindi l’Arcivescovo chiuderà la Porta: non è il cuore di Dio che si chiude e non si prosciuga il fiume del suo perdono, ma termina un “tempo forte” nel quale abbiamo sperimentato la perenne novità dell’amore del Signore e che ha ridato slancio all’agire misericordioso della Chiesa nei confronti dell’uomo del nostro tempo. Le soglie, temporali e spaziali, sono imprescindibili nella liturgia: occorrono “tempi forti” e soglie da attraversare per vivere il mistero della salvezza e ritornare al quotidiano rigenerati e rimotivati.

 

L’atto penitenziale. Seguendo la terza modalità suggerita dal Messale Romano, dopo la pausa di silenzio, il diacono canterà le invocazioni a Cristo Signore affinché abbia compassione di noi. Come i ciechi di Gerico, anche noi innalzeremo a Cristo, vincitore del peccato e della morte, il nostro grido fiducioso («Figlio di Davide, abbi pietà di noi!», Mt 9,27) e chiederemo il «balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi» (Misericordiae Vultus, 5).

 

Riti di conclusione. Il Magnificat di Maria sigillerà l’intera celebrazione. Con lei canteremo la misericordia di Dio che si estende di generazione in generazione (Lc 1,50) e che certamente ha disseminato di frutti l’anno santo. Con lei ci impegneremo a prolungare nel tempo l’azione del Signore che depone i potenti, innalza gli umili, sfama i bisognosi, rimanda i ricchi a mani vuote e non cessa di soccorrere il suo popolo.

Al termine, con un’antica orazione super populum supplicheremo il Padre di mostrare ancora la sua misericordia e di continuare quanto ha compiuto con amore nel cuore e nelle vite degli uomini. Questo testo,già presente nel Sacramentario Gelasiano (sec. VII-VIII), è un’invocazione a Dio, origine e guida dell’umanità, affinché rinnovi l’opera della sua creazione, invecchiata dal peccato, e mantenga nella salvezza ciò che è stato rinnovato per la sua misericordia. 

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